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venerdì 8 luglio 2011

Torna il soave Cecco

Quando l’amor per Leda lo travolse
mutò in cigno Giove sua sembianza,
bianco piumaggio e forma regal valse
a carpir della giovane la grazia.

Fin qui va il mito, ma mi par banale
che l’argomento massimo d’agone
non sia guardar di Adria il bene e il male
ma dei pennuti la popolazione.

Cosa che poi sovr’altra più mi prude
è che si voglia tal smania far passare
come azion che fa uscire di palude
e la città così farà elevare.
Par che solo i signor del comitato
(che del cigno adrioto andrà nomato)
sappiano in ver la nostra Adria amare
e tutti gli altri, noi, sarem marmaglia
gente ria sol bona a criticare…
Chi questo pensa e dice, forte raglia.

Diciamo invero che sarebbe d’uopo
non solo pensar al cigno del canale
ma allargar lo sguardo al solo scopo
di riportar ‘sta roba al razionale.

Ben più alte e corpose son le azioni
che val la pena di cercar di fare
perché Adria riscopra tradizioni
che all’Adriatico suo nome fa portare.

Città di lingue, genti e di culture
porto ove spazio e dignità dovuta
lo straniero accogliea senza paure,
città aperta e ospital riconosciuta.

Quale dunque saria lo splendor antico
cui si vuol riportare la cittade?
Se quel che sento forte è qualunquismo
che lo stranier non vuole per le strade.

Città vorria ove l’intolleranza
non sia rivolta, preconcetto ottuso,
solo a chi giunge qui da lontananza
ma a tutti quei che in essa compia abuso…

Se papere, ochette o altro palmato
navigherà nell’acqua limacciosa,
certo il passante forse sarà grato,
ma una città accogliente E’ ALTRA COSA!


1 commento:

  1. Poeta fallito ! Tanti anni passati a studiare per scrivere questo !

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