Premessa: nel titolo avrei potuto infilarci come minimo un'altra B che c'azzeccava sicuramente (ma capirete più avanti).
Correva il giorno 13 novembre 2011 e come spesso accade di domenica, nonna Astolfa stava facendo il giro di telefonate alla sue amiche del cuore per organizzare la tradizionale canasta della domenica pomeriggio. Spesso a casa nostra, dalle le 18 in poi, durante le fredde domeniche invernali, sono ospiti tre arzille vecchiette che si fanno compagnia con il pretesto delle carte. Dopo pranzo la nonna controlla che tutto sia in ordine e ben organizzato per accogliere le sue più care amiche. La Gina, la Iole e l'Armanda sono punti fissi nella mia vita da quando in pratica sono venuta al mondo. Sono donne argute e divertenti, sarcastiche e talvolta anche ciniche. Insomma sono donne come mi piacerebbe essere anch'io quando arriverò ad avere la loro età. Sono in realtà molto diverse tra loro ma una cosa le accomuna tutte: la passione per i bagigi (le arachidi per chi non fosse avvezzo al nostro dialetto). Chiacchierando e giocando a carte mangiano bagigi in continuazione. Chili di bagigi, quintali di bagigi, tonnellate di bagigi e quindi a casa nostra se c'è una cosa che non manca mai sono proprio i bagigi (ed ecco qua spiegato il perché della prima B). Fatto sta invece che nel giorno 13 del mese di novembre dell' anno 2011 in casa di Armida Guerra non ci sono più arachidi. Finite! Terminate! Orrore e raccapriccio! Com'è potuto mai succedere? Boh. Com'è, come non è, sta di fatto che questo è un problema che deve essere assolutamente risolto. Già, ma come fare a trovare i bagigi (che tra l'altro devono essere rigorosamente di una ben specifica marca) proprio di domenica? Dove andarli a comperare visto e considerato che i negozi sono chiusi? Nonna Astolfa, pur nel panico più assoluto riesce a raccogliere un attimo di lucidità e mi dice: "ciò Armida, a me pare che anquò a ghe sia verto al Porto". E' vero, il Centro Commerciale è aperto ma di andarci davvero non mi va. E' quasi per me una questione di principio. E' domenica e il vedere commesse e cassiere assieme ad inservienti e a tutto il microcosmo di lavoratori costretti loro malgrado a sgobbare nel giorno in cui tradizione vorrebbe fosse destinato al riposo e alla famiglia mi fa star male. Trovo poi deprimente il ciondolare su è giù delle persone per i corridoi e per i negozi. Mi sembrano tanti zombi tristi arrivati ormai al capolinea delle alternative. Tutti al centro commerciale... di Domenica... de gustibus...
Insomma dico alla nonna che non ci voglio andare e lei in risposta mi pianta un muso che non vi dico. Poi si alza, si mette il cappotto e si avvia verso la porta d'ingresso. "Dove vai?" le urlo dietro. "Se non ci vai tu ci vado io al centro commerciale a comperare i bagigi" mi fa lei. Vecchia testarda, penso, ma poi capisco che tanto cederò io. Cederò un po' per accontentarla ma anche un po' perché in me c'è sempre quella curiosità da antropologa fallita che mi spinge a voler osservare i miei simili e i loro comportamenti sociali. A quel punto stampo un bacio in fronte alla nonna e le dico: "va bene dai, hai vinto tu, ci vado".
Ore 15 e 30. Varco il portone del centro commerciale e come c'era da presagire vengo annichilita da una torma vagante di persone carrellomunite. In lontananza sento anche però una musica e voci di bimbi (ecco la seconda B del titolo) che stanno cantando. Incuriosita seguo la fonte dell'anomalo rumore ed arrivo in un punto dove decine e decine di persone sono in piedi per ascoltare cori di bambini che cantano pseudo-canzoncine inneggianti alle patate americane (?). Non capisco ma mi adeguo (come avrebbe detto un noto conduttore di un'altrettanto nota trasmissione RAI di un bel po' di anni fa). Anzi nemmeno mi adeguo e voglio capire di cosa si tratta. Sempre per come la vedo io non mi sembra una grande idea costringere dei bimbi per ore e ore nel chiuso di un centro commerciale per far loro cantare delle canzoncine. Non sarebbe stato meglio organizzare un qualcosa sul liston, all'aperto o se il tempo non lo consente usare qualche auditorium appositamente costruito (che mi sembra tra l'altro ad Adria almeno un paio ce ne siano)? Vengo anche a sapere che nell'organizzazione dell'evento c'entrano le scuole e la mie perplessità aumentano sempre di più. Si insinua in me il sospetto che l'avere organizzato questa manifestazione al centro commerciale serva più che altro per attirare gente (clienti) in più (i genitori e i parenti tutti dei bimbi cantanti). Ma è solo un brutto sospetto e lo scaccio dalla testa.
Mi concentro a questo punto sui bagigi per la nonna ed inizio il calvario del supermercato. Dopo un po' di tempo esco e ripasso davanti all'improvvisato palco da dove si esibiscono i bimbi (con una enorme confezione di bagigi sottobraccio... io, non i bambini) e decido di fermarmi un altro po' per guardare ed ascoltare le esibizioni dei piccoli cantanti. I bambini sono per me davvero una gioia sempre e comunque (anche se la qualità dello spettacolo, ad onor del vero non è delle migliori... per usare un eufemismo). Si tratta di una specie di concorso canoro ma al termine di questo non ci saranno ne vincitori ne vinti (che senso ha un concorso dove tutti arrivano primi... o ultimi non lo so ma si vede che andrà bene così). Nel caos più totale, alla fine, sul palco cominciano a salire clown, maestre, bimbi, presentatori, lagunari, alpini, agricoltori, organizzatori e chi più ne ha più ne metta. Una gran baraonda insomma. Ad un certo punto sale anche Lui: la terza "B". Dopo i Bagigi ed i Bimbi ecco finalmente l'onnipresente sindaco Bobo (Bobbo il Bellissimo anche lui tra l'altro accidentalmente proprietario di uno dei negozi del centro commerciale). Grandi sorrisi e torta per tutti. Saluti, baci e abbracci. Insomma una kermesse che a voler pensar male forse non era stata pensata solo allo scopo di impegnare e far divertire i bimbi promuovendo nel contempo la nostrana patata americana di Valliera. Ma ognuno si organizza le cose come meglio crede e desidera e di pensar male proprio non ne ho voglia (e poi a casa c'è la nonna che aspetta con ansia i bagigi).
Insomma archivio il pomeriggio domenicale al centro commerciale e i giorni tornano a scorrere nella più normale delle routine. Passano le settimane e di bagigi in casa non ce ne sono quasi più. Sabato scorso, per un eccesso di prudenza decido di rifar scorta di arachidi (hai visto mai che domenica dovessero arrivare ospiti a casa nostra) e mi dirigo a bordo del mio Porsche Carrera a farne scorta ancora al solito centro commerciale. Entro e... ma allora ditelo!!! Ancora decine e decine di bambini canterini in tenuta natalizia. Genitori, nonni fratelli e sorelle, la solita troupe pronta a dar l'assalto ai negozi una volta terminata l'esibizione. Vengo a sapere che gli stessi bambini (tutti facenti parte della stessa scuola) si erano già esibiti di mattina all'auditorium dell'istituto alberghiero. Questa dunque è davvero un qualcosa ad esclusivo uso e consumo del centro commerciale e forse i bambini davvero più di tanto non si stanno divertendo (visto che sono costretti a rifare quello che già avevano fatto solo poche ore prime) e magari avrebbero davvero preferito dar 2 calci ad un pallone o giocare con bambole o videogames.
Procedo sconsolata tra caos e note sospese e camminando tra le corsie in cerca dei bagigi penso ai bimbi forse usati a sproposito nel nome del marketing e riaffiorano in me anche le parole di un vecchio marpione della politica italiana che dicevano: "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca".
Firmato: ARMIDA GUERRA
E se ne vedranno di peggio con le liberalizzazioni tanto acclamate dal buon Bersani, prima, e dal governo attuale. Ora vige il seguente regolamento (solo Veneto), 8 domeniche all'anno,quando si vuole, più quelle di dicembre. Per i centri storici apertura possibile sempre anche a Natale, se si vuole. Le liberalizzazioni prevedono aperture tutti i giorni per tutti, 16 ore giornaliere e non servono più licenze o il rispetto delle distanze, per dire che per il corso potrebbero fare 100 bar tutti attaccati. Queste liberalizzazioni porteranno alla chiusura di tutte le attività familiari, confesercenti ha stimato la chiusura di 75000 attività a breve. Ad ingrassarsi saranno solo le grandi catene e sopratutto le multinazionali, che avendo sede legale all'estero non sono tenute a versare l'iva dove hanno il punto vendita (vedi IKEA, Eurospar, ecc.). Intanto con 323 giorni lavorati dal sottoscritto nel 2011, alla faccia della settimana breve o delle 35 ore sindacali, il piccolo commerciante, l'artigiano, il piccolo imprenditore, stà sprofondando nella merda, ma nella merda ci finirà tutta la classe politica di DX e SX , insieme con tutta l'Italia, perchè i sopracitati (con i loro peccati) e la classe operaia hanno mandato avanti questo stato, da sempre.
RispondiEliminaBuon Natale
R. Barbuiani
Ringraziamo sentitamente anche tutti i ladri, corrotti,affaristi,faccendieri evasori che in questi 16 anni hanno fatto sì che si avverasse il "miracolo italiano"...ovvero quello di nella condizione più sopra esposta...anche se già oggi qualcuno ha dei "buchi" di memoria...
RispondiEliminae non sai quanto ci siamo divertiti!!! hahahahaha
RispondiEliminasolitamente ogni anno portiamo i bimbi a cantare per i negozi, ma c'è stato un cambio di tendenza(visto che l'anno corso si sono ammalati in parecchi) e vista la gentilezza della direzione del c.c. il porto e allora... ne abbiamo approfittato.. ciao dalla quarta B...
ps: portare un pò d'atmosfera Natalizia in giro nun l'è mia un peccato...
RispondiEliminaBeh se vuoi far ammalare qualcuno di sicuro ce la puoi fare portandolo in un posto con un alta concentrazione di persone e che sia un luogo chiuso (ogni centro commerciale è adattissimo a questo scopo, soprattutto in inverno). Meglio all'aperto con una "bela breta in testa".
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