Ricevo questa meravigliosa favoletta ad opera di un caro amico che posto celermente
Ovvero come fu e come non fu che i T.A.C. (Tremendi Adrioti Comunisti) gettarono nello sconforto i B.C.A. (Bravi Cittadini Adrioti) prendendo di mira il N.E.S.B. (Neo Eletto Sindaco Bobo) e i G.A.B. (Genuflettenti Adepti Bobiani)
Erano i giorni in cui le tremende orde dei sinistri abitanti delle terre d'Adria furono costretti a leccarsi le ferite dopo la sconfitta ad opera delle armate guidate della potente triade Isi-Mainlardo-Bobbo. Le armature scintillanti, le cravatte griffate e i capelli ben pettinati delle milizie bobbesche avevano avuto la meglio sui maleodoranti ed eschimovestiti soldati condotti dal Signore dell'Oscurità Ruzzone Secondo.
Sotto le rovine rimaste sui campi di battaglia, germogliava però una forma nuova di riscatto e vendetta. Un blob informe di cellule e peli che come per miracolo, nel breve lasso di tempo di qualche giorno, assunse forma e connotati. Dalle macerie della sconfitta nasceva così un dandy colto ed ironico, un antieroe nel cui DNA era stampato tuttavia indelebile il marchio della sconfitta. Sorgendo dalle carcasse dei sinistri putrefatti decise di essere colui che nessuno si aspettava: un elegante e baffuto rompicoioni che alzandosi ritto in piedi per la prima volta scelse di appellarsi con il nome di Juanin McNamara (l'Eroe).
Nel frattempo, i vincitori, dopo essersi ripresi dalle feste e dalle abbondanti libagioni si apprestavano ad incoronare il simbolo della loro vittoria: Bobbo il Bellissimo. Non sapevano però che così facendo stavano segnando il destino del nuovo monarca. L'ascesa al trono coincise con l'unica decisione che Juanin prese nella sua vita: il nuovo sovrano delle terre d'Adria sarebbe stato per sempre l'oggetto delle sue burle, il perno delle sue facezie, l'epicentro delle sue scurrilità.
Il nostro eroe iniziò così a saziare la sua vocazione di spaccamaroni, appendendo alla gogna non solo il povero sovrano, ma talvota anche i suoi più stretti amici e collaboratori. Il re stranamente però, sembrava saper accettare scherzi e canzonature. Forse capiva che l'essere signore e sovrano significava portare anche questo fardello. Successe però un fatto strano: i suoi sudditi più fedeli iniziarono a mal sopportare l'idea che nel regno vi fossero voci libere, incontrollate ed incontrollabili che avevan l'ardire di sfottere il re. Di più! Si convinsero che al loro Signore fosse partita la brocca in quanto lo vedevano tollerare (e talvota persino apprezzare) le punzecchiature di Juanin. "Così non può essere" diceva un tizio con la macchina fotografica al collo, "così non va" rispondeva una incipriata damina dal mento appuntito. Il Re non sta bene, il nostro regno merita ben altro prestigio.
Sudditi e amici di Bobbo il Bellissimo dimenticarono ben presto i giorni felici che seguirono alla vittoria sul Ruzzone e si maceravano al pensiero del loro Re che sembrava quasi divertirsi agli sberleffi di Juanin. In preda allo sconforto e alla tristezza non trovarono null'altro di meglio da fare che ritrovarsi nelle cupe bacheche dei più malfamati social network per tentar di rincurare il loro incompreso sovrano e a parlar male dell'unica voce libera rimasta nelle valli adriote.
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