TORNA SOR CECCO

Ero impegnato in una partita di poker con un gruppo di persone danarose e senza scrupoli che mi stavano cavando in mudande quando mi è arrivata questa deliziosa ode ad opera del Sor Cecco Angioletto, che solerte posto:

Volea restar silente ed appartato,

non proferir commento oppur parola

e relegar mie rime nel passato,

ma freme il cor e l’estro batte ancora

sollecitato da quei battibecchi

che su suo blog, Joanne, van imperando

e a me silente pur ne giungon gli echi,

che il popolo bobesco assai ansimando

protervio è a replicar, ma l’arma è spunta,

a chi sbertuccia giocando divertito

fatti e misfatti della boba giunta.

E quel che proprio a me fa scompisciare,

perdoni, eccelso Joanin di rete,

son certo le gustose sue berline

ma assai più godo nel verificare

che i bobi proprio non la san pigliare.

Eh, bestia oscura, feroce e sanguinosa

quella che vanta ragione su ogni cosa,

quella che crede che sia stato scritto

che chi siede in Comune vede dritto,

che non ammette che si possa dire:

“Pur voi fate solenni castronate

e quel che è peggio poi ve ne vantate”.

Re Carlo, il Magno, Eginardo avea

che di sue gesta narrava l’epopea,

a noi adrioti, di minor lignaggio,

l’agiografo Mincuzzi ci dà il saggio

di come sia possibile su tutto

metter due spesse fette di prosciutto.

Chiudere dunque gli occhi ed avvallare

anche quel che dovria fare indignare.

Questo penso, sostengo e ancora dico,

pria che un’ingiunzion becchi il mio sito,

che cancellar l’altrui punto di vista

non è solo arrogante ma fascista!

Il soave Sor Cecco